AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
AL MINISTRO DI GRAZIA E GIUSTIZIA
AL MINISTRO DELL’INTERNO
AI PRESIDENTI DELLE COMMISSIONI
PARLAMENTARI GIUSTIZIA
AL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA
AL PRIMO PRESIDENTE DELLA CORTE DI
CASSAZIONE
AL PROCURATORE GENERALE PRESSO LA CORTE
DI CASSAZIONE
AI PRESIDENTI DELLE CORTI D’APPELLO
AI PROCURATORI GENERALI DELLA REPUBBLICA
PRESSO LE CORTI D’APPELLO
AI PRESIDENTI DI TRIBUNALE
AI PROCURATORI DELLA REPUBBLICA PRESSO I
TRIBUNALI
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI STATO
AI PRESIDENTI DEI TRIBUNALI
AMMINISTRATIVI REGIONALI
AL PRESIDENTE DELLA CORTE DEI CONTI
AI GRUPPI PARLAMENTARI
AL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE
NAZIONALE MAGISTRATI
Lettera aperta di un cittadino qualunque
ai magistrati italiani.
Illustri Signori, mi chiamo Rodolfo Marusi Guareschi. Faccio l’imprenditore da 25 anni. Ho lavorato con una multinazionale nel 1974. Sono stato presidente di una cooperativa emiliana dal 1975 al 1978, presidente di una società informatica dal 1979 al 1982, custode giudiziale e presidente di un’azienda ceramica dal 1983 al 1984. Nel 1985 ho fondato un gruppo d'imprese che progettano e producono macchinari ed impianti per aziende di oltre 500 settori. Nel 1991 ho presentato il Progetto Stellar, un sistema informatico via etere. Nel 1992 ho costituito l’associazione politica Rinnovamento che ha presentato propri candidati (non io) alle elezioni politiche del 1992, 1994 e 1996. Nel 1994 ho presentato la prima proposta di Costituzione della Repubblica della Terra. Nel 1995 ho presentato a tutti i comuni italiani ed al nostro governo un progetto economico nazionale per l’occupazione. Nel 2000 ho presentato il Progetto Holos, un insieme d'iniziative economiche e sociali diffuse in 178 paesi. Il primo gennaio 2001 ho fondato la Repubblica della Terra che il 14 giugno 2001 ha emesso i primi sei miliardi di Dhana, la moneta della Repubblica della Terra, garantiti da un capitale di 150 miliardi di Euro, una Dhana per 25 Euro. Sono rappresentante legale di diverse società con sede in tutto il mondo, fra cui le società italiane Maguro S.p.A., con un capitale di 600 milioni di Euro, ed Avatar S.p.A., con un capitale di 155 miliardi di Euro, prima in Italia e trentaquattresima nella classifica mondiale per valore d’impresa (enterprise value).
Da più parti si denunzia un uso politico
della giustizia. Se fosse vero, si dovrebbe aggiungere che dopo l’uso politico
della giustizia c’è ora l’uso personale della politica per evitare la
giustizia. In realtà, l’uso politico della giustizia è esistito e, purtroppo,
esiste ancora. È quello che ha consentito per decenni a migliaia di esponenti
della politica e delle pubblica amministrazione di restare impuniti pur avendo
compiuto reati gravissimi. Corruzioni e concussioni, spesso veri e propri
ricatti, tangenti, abusi di potere, tentativi di colpi di stato, commistioni
con organizzazioni criminali italiane e straniere, deviazioni dei servizi di
sicurezza, illeciti finanziamenti e donazioni simulate, alcuni omicidi di
stato, diffusa illegalità, persecuzioni a chi rifiuta compromessi e
condizionamenti da parte di pubblici poteri hanno, infatti, accompagnato la
vita sociale, politica ed economica italiana fino a quando la magistratura non
ha tentato di intervenire concretamente ed i pubblici ministeri non hanno
adempiuto l’obbligo dell’azione penale nei confronti di chi ricopre cariche
elettive o funzioni pubbliche, magistratura compresa.
Questa è la triste realtà. Il potere
pubblico e quello economico hanno quasi sempre potuto fare quello che hanno
voluto, provocando al Paese ed al Popolo gravissimi ed irreversibili danni
materiali e soprattutto morali. Tutti i cittadini sono eguali davanti alla
legge ma non sempre la legge è applicata nello stesso modo. Dopo oltre
cinquant’anni dalla Costituzione repubblicana, non ci troviamo a discutere
sulla motivazione di una sentenza ma sull’indipendenza della magistratura e
sulla sua legittimità di fare i processi.
Del resto, chi non ha mai cercato di
evitare i giudizi ed anzi li ha sollecitati ha pagato sulla propria pelle la
sua onestà. Come si può aver fiducia di un sistema politico che “consente” ai
corruttori di assumere incarichi di governo e di un sistema giudiziario che
ritiene colpevoli fino a prova contraria i cittadini che hanno la sventura di
essere accusati da pubblici funzionari? Non condivido ma capisco chi cerca di
evitare i processi, considerando che sia meglio una sicura prescrizione
piuttosto che una possibile condanna.
Sono stato condannato per le perdite
subite nel 1977 dalla cooperativa che dirigevo, per non aver sorvegliato la
corretta tenuta della contabilità di un’azienda ceramica nel 1984, per aver
denunziato l’appropriazione indebita di un assegno bancario, per aver fatto
fatturare tutti i rapporti intercorsi fra società dello stesso gruppo
societario. Sono stato giudicato (e assolto) per aver denunziato liste false
alle elezioni politiche del 1994 e del 1996. Dal 17 gennaio al 10 febbraio 2001
ho subito un provvedimento di custodia cautelare per aver cercato di impedire
un furto di fondi pubblici. Sono invece rimasti lettera morta tanti esposti
documentati che ho presentato presso diverse procure della Repubblica (Parma,
Reggio Emilia, Modena, Torino, Bari, Napoli, Genova) nei confronti di pubblici
funzionari e di esponenti politici. E sono stati respinti con evidenti pretesti
i ricorsi amministrativi presentati da imprese promosse da me.
Pur avendone la possibilità, non mi sono
mai avvalso di professionisti di chiara fama, non ho mai frequentato alcun salotto
“buono”, non ho mai partecipato ad alcuna lobby, non ho mai versato tangenti,
non ho mai cercato di posticipare procedimenti a mio carico. Per principio. Non
c’è nessuno dietro di me. Sono io che rappresento altri che hanno avuto ed
hanno fiducia. Ho sempre affrontato i processi a viso aperto, nella fiducia che
la legge avrebbe riconosciuto la mia innocenza. È andata diversamente ed ho
dovuto e devo lottare per la mia libertà. In Italia, per evitare di coinvolgere
altri nelle mie iniziative, sono stato costretto a fondare sistemi di imprese
regolari e legittimi ma paralleli a quelli ufficiali ed a compiere all’estero
operazioni per le quali il nostro Paese potrebbe essere fiero nei confronti
dell’Europa e del mondo.
Ai politici dico: “Non usate il favore
elettorale per questioni personali perché alla fine dovrete darne conto e la
storia anche recente dimostra che l’escomio della gente può essere peggiore di
qualsiasi giudizio di condanna. Non abusate del potere perché alla fine anche
voi dovrete rendere conto”. Ai magistrati dico: “Fate il Vostro dovere. Tutti.
Accusate e giudicate in base ai fatti, alle prove concrete, piuttosto che sulle
presunzioni o sulle antipatie. Lasciate separare le carriere dei magistrati
inquirenti da quelle dei magistrati giudicanti per evitare qualsiasi
condizionamento nei giudizi.” Questo è quello che gli italiani si aspettano da
Voi. Non indulgenze o paternalistici perdoni ma vera, vera, vera giustizia.
15 gennaio 2002.
Distinti saluti.
Rodolfo Marusi Guareschi